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On line “Impronte ed Ombre”

La memoria va fatta, non celebrata. Vissuta, non rispolverata. Ecco
perché abbiamo immaginato – per raccontare le storie delle vittime della
‘ndrangheta nell’ambito del progetto "Impronte ed Ombre" – un’ideale
"città della memoria". Uno spazio virtuale in cui, evitando inutili
esercizi celebrativi o consolatori, le vittime ritornano cittadini
capaci di parlare al presente e di indicare, con le loro impronte, la
strada. Uno spazio da perfezionare ed arricchire anche con i vostri
suggerimenti.

http://www.impronteombre.it/

luglio 6, 2017   Commenti disabilitati su On line “Impronte ed Ombre”

Catturato il latitante Giuseppe Alvaro

Nella mattina odierna, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, collaborato dai colleghi della Squadra Mobile di Vibo Valentia e del Commissariato di P.S. di Polistena (RC), all’esito di prolungati servizi di osservazione e di infiltrazione sul territorio, ha localizzato e catturato, nel territorio di Monterosso Calabro (provincia di Vibo Valentia), il pericoloso latitante della ‘ndrangheta calabrese Giuseppe ALVARO, nato a Cinquefrondi (RC) il 10.11.1982, alias "Peppazzo", posto ai vertici della cosca ALVARO, intesa "CARNI I CANI", operante a Sinopoli con proiezioni in Lazio ed all’estero.

Era il latitante più longevo della Piana di Gioia Tauro, essendo colpito dall’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa in data 17.02.2009 dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, per i seguenti reati contestati nell’ambito dell’operazione "VIRUS", condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria:

– delitto di cui all’art. 416 bis c.p., per aver fatto parte della ‘ndrina ALVARO, intesa CARNI I CANI, svolgendo funzioni di tramite tra il capocosca ALVARO Carmine e gli altri associati, trasferendo le direttive ricevute e riportando le notizie di volta in volta acquisite; per aver preso parte alle riunioni mafiose presiedute dall’ ALVARO Carmine; per aver gestito, anche con funzioni decisionali, volte al riciclaggio valuta estera tra la Calabria, Roma, Milano, Torino ed i Paesi dell’est Europa; per aver mantenuto contatti con soggetti appartenenti alle altre ‘ndrine, finalizzati in particolare alla cessione di armi;

– delitto di cui agli artt. 110, 648 bis, aggravato dall’art. 7 della Legge 203/91 perché, in concorso con altri soggetti, procedeva all’acquisizione di denaro estero, prevalentemente del tipo dinaro Croati, won Coreani e dollari Coreani di provenienza illecita, ovvero al trasferimento di tale valuta, compiendo operazioni finanziarie, quali transazioni o versamenti, finalizzate ad ostacolarne l’identificazione della provenienza delittuosa, il tutto al fine di agevolare la cosca ALVARO;

– delitto di cui agli artt. 81, 1 comma, 110 c.p., 10, 12 e 14 della Legge 497/74 e art. 7 della Legge 203/91, per avere, in concorso con SCHIMIZZI Paolo (nel frattempo scomparso), nell’ambito di un medesimo contesto temporale di azione, detenuto e portato in luogo pubblico una pistola calibro 6.65 con relativo munizionamento e due ordigni esplosivi che ALVARO Giuseppe, ALVARO Nicola cl. 1986, ALVARO Nicola cl. 1982 e CARUSO Rocco cedevano allo SCHIMIZZI ed al BORRUTO, esponenti della ‘ndrina denominata TEGANO di Archi, frazione di Reggio Calabria;

– delitto di cui agli artt. 110 c.p., e 23, commi 1, 3 e 4 della Legge 110/1975, per avere, in concorso con altri soggetti, detenuto e portato in luogo pubblico la pistola sopra indicata da considerarsi clandestina perché recante la matricola abrasa.

Il ricercato è stato catturato all’esito di prolungati servizi di osservazione svolti in un’ampia zona rurale. Al momento dell’irruzione eseguita in un frantoio, l’ALVARO ha tentato la fuga lanciandosi da una finestra, ma poco dopo è stato raggiunto dal personale operante che lo ha bloccato ed ammanettato. Dopo le rocambolesche fasi della cattura, l’arrestato è stato trasportato presso l’ospedale di Vibo Valentia per essere sottoposto ad intervento chirurgico, poiché, cercando la fuga dal frantoio, ha riportato la frattura scomposta della caviglia.

Il provvedimento restrittivo sopra indicato compendia i risultati acquisiti durante l’attività investigativa che aveva svolto la Squadra Mobile di Reggio Calabria per la cattura di ALVARO Carmine cl. 1953 (padre dell’odierno arrestato), rimasto latitante dal 9 giugno 2003 al 18 luglio 2005, condannato dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, con sentenza del 18.11.2002, per associazione mafiosa, quale promotore, organizzatore e capo dell’omonima famiglia mafiosa.

In tale contesto era emerso un ruolo di assoluto rilievo dell’ALVARO Giuseppe nell’organigramma della cosca. I vari accoliti, infatti, non esitavano ad eseguire puntualmente ed immediatamente le direttive da lui impartite anche, perché, probabilmente, ne riconoscevano il ruolo di portavoce del padre boss.

Gli incontri con il padre, dunque, non erano semplici incontri tra padre e figlio, ma vere e proprie riunioni per stabilire le attività illecite della cosca e per ricevere le direttive del boss latitante.

L’ALVARO era ricercato sin dall’inizio della propria latitanza, allorché riusciva a sottrarsi alla cattura insieme al cugino Paolo ALVARO, nato a Sinopoli il 05.06.1965, catturato in data 20.11.2015 a Melicuccà (RC) da militari dell’Arma dei Carabinieri.

Egli annovera diversi precedenti penali e di polizia per associazione mafiosa, ricettazione, furto, rapina, truffa, riciclaggio, violazioni della legge sulle armi, favoreggiamento personale e procurata inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità.

In relazione all’Ordinanza di custodia cautelare in carcere per la quale l’Alvaro risultava ricercato, in data 07.04.2010 il predetto è stato condannato, all’esito del rito abbreviato, alla pena di otto anni di reclusione ed euro 8.000 di multa dal GUP presso il Tribunale di Reggio Calabria. La sentenza di condanna è stata confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria in data 20.04.2010.

luglio 21, 2016   Commenti disabilitati su Catturato il latitante Giuseppe Alvaro

Giornalista rischia 8 anni di carcere per avere “ricettato” una notizia

Giovedì 14 luglio si torna in aula nel processo al giornalista Agostino Pantano, imputato di "ricettazione di notizie" per la sua inchiesta sullo scioglimento per mafia del consiglio comunale di Taurianova, in Calabria.

Nell’udienza in programma al Tribunale di Palmi per la mattinata, si attendono le conclusioni del dibattimento iniziato il 16 aprile 2015, e, così come disposto dal Giudice Onorario Silvana Labate, si assisterà alla requisitoria del pubblico ministero e alle arringhe del collegio difensivo composto dagli avvocati Salvatore Costantino e Claudio Novella.

Non è escluso che già nel pomeriggio possa arrivare la sentenza di un procedimento che, come si ricorderà, ruota intorno alla presunta segretezza della Relazione della Commissione Prefettizia di Accesso, il documento richiamato dal giornalista nei suoi articoli sul quotidiano Calabria Ora.

La condotta di Pantano, la cui inchiesta lunga 28 articoli era stata pubblicata tra l’aprile e il maggio 2010 – ad 1 anno e 1 mese di distanza dallo scioglimento del civico consesso decretato dal Governo Berlusconi – viene valutata per la seconda volta in sede giudiziaria, dopo che un primo giudice, chiamato a esprimersi sulla presunta diffamazione denunciata dall’ex sindaco di Taurianova Rocco Biasi, aveva archiviato la posizione del cronista, dichiarando come egli abbia agito «nell’esercizio del diritto di cronaca» e riconoscendo nei suoi articoli l’esistenza di «presupposti di interesse pubblico, verità della notizia e continenza».

Ma il caso del giornalista Pantano è reso straordinario anche dal particolare capo di imputazione scelto dalla Procura di Palmi che considera oggetto ricettato le notizie scritte da Pantano e non la Relazione della Commissione Prefettizia d’Accesso che conterrebbe, secondo l’ipotesi accusatoria, informazioni coperte dal segreto d’ufficio dalla cui pubblicazione il giornalista avrebbe «tratto un profitto» avvantaggiandosi da un reato presupposto commesso da altri.

Viste le gravi caratteristiche del doppio processo per la stessa inchiesta giornalistica, e tenuto conto di una imputazione sui generis che fa rischiare a Pantano fino a 8 anni di carcere, questo caso limite è stato a più riprese denunciato dai vertici della Federazione Nazionale della Stampa, attraverso il presidente Beppe Giulietti e il segretario nazionale aggiunto Carlo Parisi, e due interrogazioni parlamentari sono state presentate dai senatori Francesco Molinari e Lucrezia Ricchiuti.

In entrambe le iniziative sindacali e politiche, è stata messa in evidenza la straordinaria gravità di un bavaglio alla stampa tentato nuovamente per via giudiziaria e la penalizzazione che il diritto di cronaca subisce nel doveroso racconto del connubio perverso in certi enti locali tra la mafia e la malapolitica.

Sostegno al giornalista è stato inoltre espresso attraverso una petizione on line in cui è stato chiesto alla Procura di rivedere la grave accusa formulata, tenuto conto che Pantano ha scritto in un tempo parecchio successivo alla stesura della Relazione, quando eventuali contenuti segreti del testo sarebbero apparsi considerevolmente sfumati.

Una mobilitazione che ha visto al fianco del giornalista anche gli attivisti dei presidi di Reggio Calabria e Foligno dell’associazione antimafia Libera, nonché i rappresentanti della start up sociale "Cosa Vostra".

luglio 13, 2016   Commenti disabilitati su Giornalista rischia 8 anni di carcere per avere “ricettato” una notizia

Colpito Bentivoglio ma è Reggio che brucia

Reggio Calabria – Fiamme dolose hanno distrutto nella notte il magazzino della sanitaria "Sant’Elia" di Tiberio Bentivoglio. Il colpo all’attività del commerciante, testimone di giustizia impegnato da anni in una dura lotta contro il racket, è stato durissimo: il rogo ha mandato in fumo tutta la merce dell’azienda che proprio tra qualche giorno sarebbe stata trasferita nella nuova sede all’interno di un bene confiscato. Chi ha colpito, quindi, ha agito con chirurgica precisione, attendendo la vigilia del trasloco ed il trasferimento dell’intero campionario nel magazzino. Evidentemente mandanti ed esecutori volevano che nessun appiglio da cui ricominciare potesse restare al commerciante, sotto scorta dopo essere sfuggito ad un tentato omicidio e da anni vittima di danneggiamenti e richieste estorsive. Colpire per abbattere, insomma.

Illuminando a giorno la notte di Reggio, però, le fiamme contro Bentivoglio mostrano, a chi vuol vedere, che è tutta la città a bruciare. Con buona pace del ministro degli Interni, Alfano, che nel corso di una recente, distratta visita sullo Stretto, ha raccontato di una ‘ndrangheta indebolita. Ad avere buona memoria e a saper mettere in fila gli eventi, la cronaca dice altro. Dice che a Reggio bruciano il diritto alla sicurezza personale, alla libertà di parola, alla libera impresa, alla mobilità. Dicono che a Reggio brucia il diritto al futuro. In questo senso le ceneri fumanti del magazzino di Bentivoglio, oltre ad essere un autentico dramma per il commerciante e per la sua famiglia, rappresentano una spaventosa metafora del presente e del futuro della città.

L’incendio di Reggio richiede acqua abbondante e, soprattutto, gente che la porti. Non serve quella raccolta con i secchi bucati di parole in circolo, patetici richiami all’esercito e appelli lacrimevoli a salvifiche visite istituzionali. Non serve quella stagnante dell’indignazione e dell’impegno singhiozzante che non spegne neppure i fiammiferi. E non basta quella, necessaria ma insufficiente, garantita da tribunali e caserme. Serve la sferzata violenta delle nostre fiumare in piena, per spegnere, abbattere e spazzare via, se necessario.

Il primo passo di questa necessaria, collettiva e concreta reazione è chiaro: l’apertura della nuova sede della sanitaria di Tiberio Bentivoglio va’ garantita, da tutti gli organi istituzionali, come un atto politico di prioritaria importanza. Come la risposta, forte e chiara, ad una rappresaglia del nemico, perché di questo si è trattato. Non accetteremo timidezze, incertezze, presunte difficoltà burocratiche, promesse non mantenute. Di più. Ce ne ricorderemo, e lo ricorderemo, ad ogni facile invocazione al coraggio civico.

febbraio 29, 2016   Commenti disabilitati su Colpito Bentivoglio ma è Reggio che brucia

Patto per la Rinascita da Casal di Principe a Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA – La testimonianza e la narrazione di una rivoluzione pacifica: vincere Gomorra con la cultura e il recupero della reputazione, Casal di Principe ospita gli Uffizi. Fino al prossimo 13 dicembre è possibile visitare la mostra "La luce vince l’ombra-gli Uffizi a Casal di Principe", curata da Antonio Natali, Fabrizio Vona e Marta Onali. L’esposizione è prodotta e organizzata da First Social Life e rappresenta il primo caso in Europa di start up culturale in un bene confiscato alla camorra, la villa di un boss, Egidio Coppola, è diventata un museo all’avanguardia.

In collaborazione con l’amministrazione di Casal di Principe e con il Comitato don Peppe Diana, First Social Life ha realizzato il primo caso di "lobby etica" a sostegno del progetto R_Rinascita, cooperazione, fondazioni, imprese, insieme per dimostrare che al Sud è possibile vincere la sfida culturale di promozione della fiducia economica. A Reggio Calabria, il prossimo 26 novembre, saranno presenti i protagonisti di questa avventura sociale vincente, disponibili a chiedere alle diverse realtà calabresi il sostegno per proseguire insieme il percorso di liberazione dalle mafie.

"La comunità calabrese è stanca di ‘ndrangheta e sopratutto non vuole più accettare l’economia del ricatto. In questi anni la magistratura, le forze dell’ordine, il mondo del lavoro, hanno operato per liberare la Calabria, associazioni e imprese perbene quotidianamente reagiscono al sistema clientelare dei clan. Da tempo siamo impegnati nella lotta alle mafie, ma al contempo siamo convinti che occorra voltare pagina e proibire i proclami vuoti delle dichiarazioni di circostanza: serve un nuovo patto sociale per la cultura e il lavoro, un accordo di produzione e di azione verso una nuova stagione di fiducia economica nei confronti delle comunità più impegnate. Reggio Calabria è un simbolo, come lo è Casal di Principe, per ragioni ovviamente molto simili, ma occorre andare più un profondità e recuperare insieme la radice di libertà e testardaggine tipica del popolo di Calabria, magari attraverso la cultura e la promozione della responsabilità sociale", così i responsabili di First Social Life curatori del progetto complessivo, Giacinto Palladino e Alessandro de Lisi. Altro aspetto importante è l’impegno di oltre ottanta giovani casalesi "gli Ambasciatori e le Ambasciatrici della Rinascita", che in questi mesi accolgono i visitatori e narrano da protagonisti la rivoluzione della reputazione che stanno costruendo.

All’incontro pubblico, in programma giovedì 26 novembre alle ore 11.00 presso la sala "Federica Monteleone" del Consiglio regionale della Calabria, saranno presenti Davide Grilletto, Presidente Arci Reggio Calabria, Romina Arena, Stop ‘ndrangheta, Giuseppe Toscano, Presidente Associazione Pro Pentedattilo, Tina Ascanelli, First Social Life / Calabria, con Antonella Caterino, Ambasciatrice della Rinascita, Marta Onali, curatrice (con Antonio Natali e Fabrizio Vona) dell’esposizione "La luce vince l’ombra – gli Uffizi a Casal di Principe" e Alessandro de Lisi, direttore cultura First Social Life / R_Rinascita. Condurrà gli interventi Giuseppe Toscano, giornalista de La Gazzetta del Sud.

L’appuntamento calabrese di First Social Life / R_Rinascita è a cura di Irene Fontanella.

novembre 23, 2015   Commenti disabilitati su Patto per la Rinascita da Casal di Principe a Reggio Calabria

Torna in edicola “Il caso Valarioti”

Giovedì, 25 giugno 2015 esce in edicola nella collana L’Ora Legale de Il Sole 24 ore, Il caso Valarioti. Rosarno 1980: così la ‘ndrangheta uccise un politico (onesto) e diventò padrona della Calabria. Un processo a metà, di Danilo Chirico e Alessio Magro. Il libro, già edito da Round Robin editrice, ripercorre la storia di Giuseppe Valarioti, politico, insegnante, precario, onesto. Ucciso dalla ‘ndrangheta nella notte tra il 10 e l’11 giugno 1980, emblema di un Italia che crede nel cambiamento della politica e della società dal basso ma anche simbolo, con un processo archiviato e mai riaperto, della stessa Italia farraginosa, intimorita e omertosa.

SINOSSI

Giuseppe Valarioti viveva a Rosarno, in Calabria. Era un insegnante precario. Pensava che la politica e la cultura fossero strumenti per sconfiggere la ‘ndrangheta e offrire un’opportunità ai giovani del suo paese. E’ stato ucciso a trent’anni, la notte tra il 10 e l’11 giugno 1980, mentre usciva dalla cena con cui il Pci festeggiava la vittoria alle elezioni. E’ il primo omicidio politico in Calabria, quello che affossa il movimento anti ‘ndrangheta. È il battesimo di sangue della Santa, la nuova ‘ndrangheta, che cambia il destino della Calabria. Per sempre. Una vicenda giudiziaria lunga undici anni: testimonianze coraggiose e ritrattazioni repentine, un superpentito che parla e non viene creduto, interi faldoni smarriti e un omicidio senza giustizia.

giugno 24, 2015   Commenti disabilitati su Torna in edicola “Il caso Valarioti”

Memorie in Aspromonte. Trekking, musica e racconti antindrangheta

REGGIO CALABRIA – Per decenni l’Aspromonte ha rappresentato nell’immaginario collettivo un buco nero, un ventre che ha fagocitato vite, raramente restituendole e nel quale celebrare summit, affiliazioni, accordare alleanze. Trasformata da cronache e racconti infarciti di stereotipi in totem del potere criminale, la montagna della Calabria si era trasfigurata nel fortino impenetrabile della ‘ndrangheta alla quale sola era concesso l’accesso e la conoscenza geografica di boschi e sentieri. Di quella memoria, macchiata dal sangue di vittime innocenti, di padri e di figli mai tornati, la montagna è custode. Ed è proprio da questa memoria che bisogna partire, con l’impegno di chi l’Aspromonte se l’è andato a riprendere, riscattandolo da un’immagine immeritoria e costruendogli attorno una storia diversa, di bellezza e cultura. In questa direzione di riappropriazione del territorio e di riscrittura di un immaginario calabrese si muove "Memorie in Aspromonte. Trekking, musica e racconti antindrangheta", l’iniziativa di Cai (club alpino italiano) e Archivio Stopndrangheta che per tre giorni intreccerà tra Reggio Calabria ed i sentieri dell’Aspromonte musica popolare, trekking, racconti e memoria. Ecco gli appuntamenti da segnare in agenda:

25 giugno – Conferenza del giornalista e scrittore Alessio Magro (Stopndrangheta.it) sul tema "L’Aspromonte dei sequestri" – sede del CAI, ore 21:30;

26 giugno – Suoni e ballate "muttette" d’Aspromonte, verità e stereotipi – Malavenda Café dalle ore 21:30;

28 giugno – Escursione lungo l’anello di Montalto (Rc). Durante l’escursione, che avrà una durata media di 4h, saranno previste dedicate a racconti e rievocazioni di storie legate all’Aspromonte (Alfonso Picone Chiodo – Cai; Francesca Chirico – Stopndrangheta)

giugno 13, 2015   Commenti disabilitati su Memorie in Aspromonte. Trekking, musica e racconti antindrangheta

Cinema e teatro contro le cosche per raccontare una Calabria diversa

E’ prorogata fino al 12 aprile la scadenza del bando per il progetto "Impronte ed ombre. Vite, storie e immagini di vittime della ‘ndrangheta". Cambiano i requisiti di ammissione: potranno partecipare ai workshop tutti i ragazzi tra i 18 e i 35 anni (non occorre essere iscritti all’Università) che risiedono in Calabria, in Sicilia o con regolare permesso di soggiorno. Saranno in tutto quaranta i giovani che avranno accesso a un percorso didattico gestito da formatori di eccellenza. Il laboratorio di comunicazione sarà curato da Claudio Cordova (giornalista) e da Romina Arena (ricercatrice storica), il laboratorio di videomaking da Emiliano Barbucci (cineasta) e Gabriele Morabito (videomaker), il laboratorio teatrale da Lorenzo Praticò (attore) e Anna Calarco (attrice). I contenuti verranno, inoltre, curati anche dall’archivio Stopndrangheta.it in collaborazione con l’Osservatorio sulla ‘ndrangheta. L’obiettivo finale di "Impronte e Ombre" è la ricostruzione e la diffusione delle storie delle vittime della criminalità organizzata, attraverso la creazione e la promozione territoriale di un video documentario e di una performance teatrale.
La domanda di partecipazione, corredata dalla necessaria documentazione, dovrà essere inviata entro il 12 aprile 2015 all’indirizzo email: impronteombre@gmail.com.
Il bando e i moduli necessari sono scaricabili all’indirizzo: "http://osservatoriosullandrangheta.org/bando-progetto-impronte-ed-ombre/"

marzo 14, 2015   Commenti disabilitati su Cinema e teatro contro le cosche per raccontare una Calabria diversa

A Roccella, il 20 dicembre, presentazione del progetto Impronte ed ombre

"Impronte ed ombre. Vite, storie e
immagini di vittime della ndrangheta" è il titolo del progetto
dell’associazione culturale Antigone – Osservatorio sulla ndrangheta che
sarà presentato sabato 20 dicembre, alle ore 11, presso il Comune di
Roccella Jonica (RC).

Alla presentazione del progetto
interverranno: Giuseppe Certomà, sindaco di Roccella Ionica, Alessandra
Cianflone, assessore ai servizi sociali e associazionismo di Roccella
Ionica, Attilio Tucci, presidente dell’Osservatorio sulla ndrangheta,
Maria Ficara, capo-progetto, Martino Parisi, presidente
dell’Associazione Pentakaris e i rappresentanti dei comuni di Rosarno,
Polistena e Motta San Giovanni.

Il progetto vede tra i partner
l’associazione Sud, l’associazione Quadrante Sud, l’associazione
culturale musico-teatrale Pentakaris, l’associazione LiberaReggioLAB e
ha come obiettivo finale la ricostruzione e la diffusione delle storie
delle vittime di ndrangheta dimenticate. Un vero e proprio percorso
formativo, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-
Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, che vedrà
protagonisti (a partire da aprile 2015) quaranta studenti calabresi,
selezionati tramite apposito bando (che verrà pubblicato il 7 gennaio
2015 e rimarrà aperto fino al 15 marzo 2015). L’iniziativa si
concretizzerà nella diffusione territoriale dei prodotti culturali
(performance teatrale e video-documentario) realizzati e
nell’attivazione di veri e propri percorsi di impegno civico nei comuni
della provincia di Reggio Calabria, per raccontare l’identità dei luoghi
attraverso la memoria.

"Impronte ed Ombre" nasce da un’idea
dell’Osservatorio sulla ‘ndrangheta: la conoscenza e la diffusione
mediatica delle storie e dei personaggi di una Calabria diversa, capace
di esprimere non eroi solitari ma percorsi di resistenza culturale,
possono essere la base per quell’impegno civico nell’ottica della
diffusione della legalità tra i giovani.

Raccontare, conservare e valorizzare e
veicolare (a livello nazionale e internazionale) la memoria in quanto
patrimonio culturale – attraverso l’uso di strumenti comunicativi
efficaci ed innovativi – questo il senso del progetto. Ma non solo. Il
percorso formativo da un lato mira a fare acquisire ai candidati
prescelti la consapevolezza dei limiti e degli ostacoli che da sempre
hanno impedito un’efficace azione di contrasto culturale e la creazione
di un immaginario anti-‘ndrangheta. Dall’altro, punta a fornire ai
ragazzi gli strumenti necessari alla correzione e alla rielaborazione
degli errori comunicativi, attraverso un percorso che li metta a
confronto con i protagonisti della memoria e con le Istituzioni. In
questo modo, si stimolerà la partecipazione attiva delle fasce giovanili
alle problematiche sociali del proprio territorio e si promuoveranno
nuovi percorsi di attivismo ed impegno, facendo leva sul fermento e
sull’impulso creativo delle giovani generazioni.

Il percorso didattico che verrà offerto
ai quaranta selezionati si realizzerà nell’arco di 19 mesi e sarà
distinto in diverse fasi.

Lo step iniziale della formazione
consisterà nella partecipazione ad un percorso laboratoriale sul tema
dei linguaggi comunicativi della ndrangheta e dell’anti-ndrangheta. Qui,
si approfondirà il tema dell’analisi e della rielaborazione degli
strumenti comunicativi adoperati dai media per raccontare le storie
calabresi. Durante questa prima fase, saranno previste anche dieci
visite studio con i familiari delle vittime di ‘ndrangheta.

Successivamente, si darà spazio alle
modalità più creative di espressione, dando la possibilità ai
partecipanti di scegliere tra due diversi percorsi: il laboratorio sulla
video documentaristica o il laboratorio teatrale.

Nella fase conclusiva del progetto, i
ragazzi avranno l’opportunità di organizzare quattro eventi pubblici nei
comuni di Roccella Ionica, Motta San Giovanni, Rosarno, Polistena in
cui verrà proiettato il documentario e messa in scena la performance
teatrale. Tutto il materiale prodotto, frutto di un lavoro di analisi e
di ricerca di fatti accaduti e di sensazioni ed emozioni accumulate
durante il percorso, verrà poi messo in rete nella piattaforma
multimediale "Impronte ed ombre" sulla memoria delle vittime innocenti
di ‘ndrangheta.

dicembre 18, 2014   Commenti disabilitati su A Roccella, il 20 dicembre, presentazione del progetto Impronte ed ombre

Online il bando di partecipazione al progetto “NEMESIS. Topografia delle mafie”

http://www.stopndrangheta.it/file/stopndrangheta_1797.pdf

novembre 4, 2014   Commenti disabilitati su Online il bando di partecipazione al progetto “NEMESIS. Topografia delle mafie”