>

Category — le news

Macheda-Marino, deliberata l’intitolazione della caserma dei Vigili urbani

Reggio Calabria – La targa di cartone apposta simbolicamente lo scorso 3 luglio davanti al portone del Comando della Polizia municipale diventerà presto una targa vera. Sollecitato dalla campagna di Libera "Il ricordo lascia il segno", l’impegno assunto dalle istituzioni si è infatti trasformato nei giorni scorsi in passaggio formale della Commissione straordinaria che ha deliberato l’intitolazione della caserma di viale Aldo Moro agli agenti Giuseppe Macheda e Giuseppe Marino. Un atto che ripara a decenni di oblio e richieste, con tanto di firme raccolte dai colleghi, dimenticate nei cassetti di Comando e Comune. Sul piano temporale, la decisione arriva, infatti, a quasi trent’anni dall’omicidio di Macheda, ammazzato nel 1985, sotto casa, di ritorno da una riunione di lavoro. E a più di venti dall’agguato in cui è morto Marino, freddato nel 1993, sul corso Garibaldi, mentre vigilava sul rispetto dell’ordinanza che inibiva al traffico la principale via cittadina. Per entrambi, come abbiamo ricordato nel nostro dossier "La memoria dovuta: dossier Macheda-Marino", a sostegno della campagna , "dopo gli spari, è arrivata la seconda morte toccata a quasi tutte le vittime di ‘ndrangheta: rimasti senza giustizia (dell’omicidio Marino si è autoaccusato il pentito Calabrò, ma non si conoscono mandanti e movente), i due vigili urbani sono stati frettolosamente nascosti sotto il pesante tappeto dell’oblio collettivo. Come un elemento di imbarazzo, più che di legittimo orgoglio. Come un fastidioso sassolino nella scarpa".

settembre 12, 2014   Commenti disabilitati su Macheda-Marino, deliberata l’intitolazione della caserma dei Vigili urbani

Caso Tizian: siamo tutti dalla stessa parte

La controversa vicenda degli inchini alla ‘ndrangheta durante le
processioni religiose si arricchisce di un nuovo e capitolo: da più
parti e con disarmante puntualità nella Locride si insorge contro le
dichiarazioni di un coraggioso giornalista antimafia accusato, a torto,
di aver strumentalizzato la vicenda per farsi pubblicità. A finire nel
mirino è ancora una volta Giovanni
Tizian, cronista dell’Espresso originario di Bovalino, da tre anni sotto
scorta per le sue inchieste sulle infiltrazioni nella ricca Emilia
Romagna della ‘ndrangheta della Locride, figlio di una vittima della
‘ndrangheta, da sempre impegnato nell’antimafia sociale.
Il caso
Tizian scoppia all’indomani di un focus della trasmissione “Uno Mattina
Estate” sui fatti di Oppido Mamertina, con l’intervento del sindaco del
paese, del vescovo di Cosenza Salvatore Nunnari e dello stesso
giornalista calabrese. Tizian ricorda di aver assistito da bambino ad
alcune processioni con tanto di inchino ai boss, non riferendosi in
particolare a Bovalino, ma citando ricordi che purtroppo possono essere
condivisibili dalla maggioranza dei calabresi. Da quel momento Tizian
viene additato pubblicamente come ciarlatano che sfrutta il nome di
Bovalino per costruire la propria carriera, addirittura il consiglio
comunale del Comune della città si è occupato della vicenda per
tutelare il buon nome del paese e della processione del Santo Patrono
San Francesco da Paola, tra l’altro mai chiamato in causa dallo stesso
giornalista.
Se il fatto fosse esistito, sarebbe stato certamente
giusto indignarsi contro chi sparla di un evento sacro a cui si è
intimamente legati. Allo stesso modo e per gli stessi motivi
occorrerebbe altrettanta foga nell’indignazione per un inchino che
avviene ad Oppido Mamertina come in altri paesi. Altrettanto puntuale e
coordinato dovrebbere l’impegno nel prendere posizione contro le cosche
che infangano la Calabria e i calabresi onesti.
I fatti sono
chiari: non si è parlato di Bovalino durante la trasmissione e gli
attacchi al giornalista sono pretestuosi e diretti a screditarlo davanti
all’opinione pubblica.
L’Associazione Libera, Stopndrangheta.it e
l’Associazione DaSud esprimono piena solidarietà a Giovanni Tizian e
invitano i calabresi a una profonda riflessione: come ricorda sempre don
Luigi Ciotti dobbiamo scegliere da che parte stare. Con responsabilità e
impegno essere contro le mafie e per un’altra Calabria.

Mimmo Nasone – Libera Calabria
Deborah Cartisano – Libera Locride
Alessio Magro – Stopndrangheta.it
Danilo Chirico- DaSud

agosto 6, 2014   Commenti disabilitati su Caso Tizian: siamo tutti dalla stessa parte

‘Ndrangheta: familiari carabiniere ucciso, Stato ci risarcisca

GELA (CALTANISSETTA), 27 APR – Dopo 37 anni, torna nelle aule di un tribunale la "strage di contrada Razzà" di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, nella quale, il 1° aprile del ’77, trovarono la morte quattro persone (due carabinieri e due componenti di un commando mafioso) in un conflitto a fuoco tra militari e uomini delle ‘ndrine dopo la scoperta di un summit della ‘ndrangheta con la presenza di uomini politici in un casolare abbandonato.
A rivolgersi alla magistratura sono i familiari di Vincenzo Caruso, di Niscemi (Caltanissetta), uno dei due carabinieri caduti, ed in particolare gli anziani genitori, il padre, Mariano, di 92 anni, e la madre, Maria Buccheri, di 85, nonché la nipote che si è intestata questa nuova battaglia, Lorena Lupo, di 33 anni, figlia della sorella Rosaria. I familiari del militare ucciso chiedono allo Stato un risarcimento postumo, attraverso il fondo di rotazione, che riconosca al loro congiunto il titolo di "vittima dei reati di tipo mafioso", dato che all’epoca non esisteva il 416 bis. Lo chiedono a quello "stesso Stato che stranamente assente nel processo di tuo fratello – scrive, Lorena, in una lettera alla propria madre, suicidatasi nel 2005 per la delusione di non avere ricevuto giustizia – si è costituito invece parte civile per i danni subiti ad un’autovettura", quella di servizio dei carabinieri uccisi.

aprile 28, 2014   Commenti disabilitati su ‘Ndrangheta: familiari carabiniere ucciso, Stato ci risarcisca

Nuova intimidazione a Tiberio Bentivoglio

Reggio Calabria – Nuova intimidazione ai danni del testimone di giustizia reggino Tiberio Bentivoglio, impegnato da anni in una battaglia di denuncia e testimonianza contro il racket. Il titolare della sanitaria Sant’Elia, nel rione Condera, già sfuggito il 9 febbraio 2011 ad un agguato, ha ricevuto una lettera di minacce che aggiunge l’ennesimo capitolo ad una scia ventennale di danneggiamenti, attentati e intimidazioni partita dopo la scelta di denunciare le richieste estorsive delle cosche e di costituirsi parte civile nei processi scaturiti dalle sue denunce. Per manifestare vicinanza a Bentivoglio, al quale il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica ha rafforzato il livello di protezione, Libera ha invitato la cittadinanza per il prossimo martedì 22 aprile, a partire dalle ore 18,30, di fronte alla "sanitaria Sant’Elia" in via Reggio Campi II tronco (Condera) n. 184. "Ciascuno – si legge in una nota stampa – porti con sé un pensiero da condividere, un oggetto da donare o un cibo da gustare in spirito di comunità ma, sopra ogni altra cosa, portiamo tutti in regalo alla "sanitaria Sant’Elia" e a Tiberio la speranza e la gioia del cambiamento che sta per arrivare e che dipende, innanzitutto, dal nostro impegno".

aprile 19, 2014   Commenti disabilitati su Nuova intimidazione a Tiberio Bentivoglio

“La ‘ndrangheta davanti all’altare” debutta a Tabularasa

Domenica 14 luglio, alle ore 21.00 a Reggio Calabria, Piazza Italia, nel quadro delle iniziative promosse dal Tabularasa Festival, sarà presentato per la prima volta il saggio "La ‘ndrangheta davanti all’altare", curato dall’Archivio Stopndrangheta.it e da Sabbiarossa ED. Al dibattito, moderato da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, parteciperanno gli autori Romina Arena, Paola Bottero, Francesca Chirico, Cristina Riso, Alessandro Russo. Nel contesto della presentazione sarà prevista la performance di rapping&playing book a cura di Mad Simon & Enzo de Liguoro.

luglio 1, 2013   Commenti disabilitati su “La ‘ndrangheta davanti all’altare” debutta a Tabularasa

A Gioia Tauro sbarcano le donne ribelli di “Io parlo”

E’ in programma domenica 30 giugno a Gioia Tauro la presentazione del libro "Io parlo" della giornalista di Stopndrangheta.it Francesca Chirico. Organizzato dall’Auser territoriale di Gioia Tauro e dalla Cgil della Piana di Gioia Tauro, l’appuntamento, ospitato a Palazzo Baldari alle 18.30 e moderato dalla presidente Auser Mimma Sprizzi, sarà aperto dal segretario Cgil del Comprensorio di Gioia Tauro Antonino Costantino; interverrà il magistrato della Procura della Repubblica di Reggio Calabria Giulia Pantano. E’ prevista inoltre la testimonianza di Liliana Esposito Carbone, madre di Massimiliano Carbone il giovane locrese ucciso sotto casa da ignoti mentre tornava da una partita di calcetto, nel settembre del 2004. In programma anche un reading a cura di Andrea Naso, attore della Compagnia "Dracma"- Residenza territoriale di Polistena.

giugno 28, 2013   Commenti disabilitati su A Gioia Tauro sbarcano le donne ribelli di “Io parlo”

SOSTIENI STOPNDRANGHETA. Perché la memoria non si celebra, si fa

Dossier, approfondimenti, ricostruzioni di storie e fatti di cronaca, documenti ufficiali liberamente scaricabili, video inchieste, documentari, recensioni culturali, reportage fotografici, gallerie di immagini, mappe concettuali. Questo e tanto altro è Stopndrangheta.it: non solo un archivio web multimediale, ma anche uno strumento di conoscenza e una sfida, attraverso le armi dell’arte e della memoria, alla cultura mafiosa. Contribuisci anche tu a sostenere il nostro progetto.

Perché sostenere Stopndrangheta.it significa:

Mantenere vivo un prezioso canale di informazione gratuita e accessibile a tutti;

– Continuare ad usufruire di approfondimenti e contenuti sempre nuovi e di un database documentale continuamente aggiornato;

– Ricevere tutti gli aggiornamenti dell’archivio e le news relative alle iniziative promosse da Stopndrangheta o alle quali Stopndrangheta partecipa.

Puoi sostenere Stopndrangheta.it attraverso:

Conto corrente postale intestato ad associazione Sud – IBAN IT540760116300003824917, causale "Sostegno STOP"

Donazioni on line con PayPal:

PayPal - Il metodo rapido, affidabile e innovativo per pagare e farsi pagare.

giugno 24, 2013   Commenti disabilitati su SOSTIENI STOPNDRANGHETA. Perché la memoria non si celebra, si fa

A Nicotera il “Memorial Valarioti” ed una via intitolata a Peppe

REGGIO CALABRIA – Gli occhiali dalla grande montatura quadrata sono la prima cosa che risalta nelle sue foto. Si cerca sempre un tratto distintivo, una traccia emblematica che quasi quasi diventa un simbolo. La faccia di Giuseppe Valarioti, con i suoi occhiali, è esattamente questo: un simbolo. Si cercano sempre modelli di riferimento scrutando altri orizzonti, immaginari lontani sui quali si stagliano figure pure importanti, uomini e donne che hanno sacrificato sé stessi per mantenere fede e coerenza ad un ideale. Ma non sempre è così necessario sforzare lo sguardo così oltre. A volte è sufficiente guardarsi vicino, avere consapevolezza della propria storia e fare tesoro della propria memoria, degli uomini e delle donne che appartengono indissolubilmente al nostro immaginario. E ricordarle.

Coltivare la memoria e mantenere attuale il messaggio umano e politico di Giuseppe Valarioti è esattamente il cuore che anima il "Memorial Valarioti" promosso a Nicotera, nel Vibonese. Un’iniziativa importante e significativa perché si svolge proprio nella città in cui Peppe è stato ammazzato, l’11 giugno 1980, esattamente 33 anni fa. Nel giorno in cui si celebra l’anniversario della sua morte, nella sala consiliare del Comune è stato programmato un Consiglio straordinario aperto alla cittadinanza nel corso del quale sarà deliberata l’intitolazione di una via a Valarioti. Dopo il momento istituzionale le associazioni cittadine cureranno un momento per ricordare, attraverso interventi e testimonianze, ma anche musica e video, il giovane dirigente comunista che ha fatto della lotta alla ‘ndrangheta nella sua Rosarno uno dei capisaldi della propria attività politica e sociale.

Alla fine degli anni Settanta, in effetti, nella città della Piana, Valarioti, che è docente precario di materie letterarie e segretario cittadino del Pci, fa cose che nessuno si sognerebbe, che la paura non porterebbe nemmeno a pensare: cercare voti per il partito nei quartieri blindati dalle cosche, tenere comizi durante i funerali della madre del boss Pesce, predicare il riscatto dei contadini contro l’oppressione mafiosa. Il suo impegno politico dimostra che silenzio è sinonimo di schiavitù e che la libertà, per essere veramente tale, deve fare molto rumore, insinuarsi nel cuore più inaccessibile del regime criminale e piantarvi semi di speranza, di lotta e di riscatto.

Forte della convinzione che la collusione tra il potere mafioso e quello politico sia il fulcro da scardinare per riscattare la sua terra dall’oppressione criminale denuncia le connivenze, i soprusi, la corruzione, lo sfruttamento criminale delle coltivazioni. Peppe è uno che gioca a volto scoperto, che non teme la violenza delle ‘ndrine, nemmeno quando queste, durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative del 1980, alzano il tiro e incendiano l’auto di Peppino Lavorato, altro storico esponente comunista rosarnese, appiccano il fuoco alla sede del partito o scollano i manifesti elettorali per riattaccarli al contrario. Alla loro spavalderia ed alla loro violenza risponde pubblicamente e senza mezzi termini: "Se qualcuno pensa di intimidirci si sbaglia di grosso, i comunisti non si piegheranno mai". E Peppe non si piegherà mai volontariamente. Quando succede, A Nicotera, la notte dell’11 giugno 1980 mentre con i compagni esce da un ristorante dopo aver festeggiato la grande vittoria elettorale, è soltanto per via di due colpi di lupara che gli arrivano alla schiena, a bruciapelo.

Di Peppe Valarioti, morto a trent’anni, possiamo dirlo, per un ideale, deve rimanerci l’esempio e farlo nostro non come atto di eroismo, ma come pratica quotidiana di liberazione.

giugno 10, 2013   Commenti disabilitati su A Nicotera il “Memorial Valarioti” ed una via intitolata a Peppe

Stopndrangheta a Riace per i campi estivi dell’Arci

A Riace, paese simbolo dell’accoglienza dei migranti globali, per il secondo anno successivo l’Arci-Comitato Territoriale di Reggio Calabria, insieme a SPI Cgil, Libera, Cooperativa I-Chora e Stopndrangheta.it, organizza i suoi campi-laboratorio estivi. Occasioni uniche per incrociare esperienze di lavoro a fianco dei rifugiati con momenti di riflessione ed approfondimento. A Riace si parlerà di ‘ndrangheta e di resistenza antindrangheta, dei diritti negati e di quelli riconquistati, di storie migranti e di "restanze". E soprattutto si proverà l’esperienza di progettare il domani in prospettiva collettiva.

Campi, Laboratori e Antimafie 2013 – Diritti, Legalità, Immigrazione Riace (RC)
28 luglio – 03 agosto;
04 Agosto – 10 Agosto.

Quota 150 euro che comprende:
• Vitto
• Alloggio
• Visite guidate

Per Info contattare:
Emiliano Barbucci (e.mail: emilianobarbucci@yahoo.it ; tel.329.5794667)
Dario Nunnari (tel. 328.0449574);
Segreteria Organizzativa Vincenzo Stilo (e mail: vincenzo.stilo@ichora.it cell.3270367923) Coop. Sociale "I-Chora"

maggio 22, 2013   Commenti disabilitati su Stopndrangheta a Riace per i campi estivi dell’Arci

A Pianopoli le vie per non dimenticare

http://www.stopndrangheta.it/stopndr/dettaglio.aspx?id=1706

maggio 8, 2013   Commenti disabilitati su A Pianopoli le vie per non dimenticare