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In Aspromonte, a camminare oltre stereotipi e difficoltà

Un turismo naturalistico, a minimo impatto ambientale e socioculturale, fatto di passeggiate e di riscoperta dei luoghi: è la scommessa dell’associazione calabrese Misafumera che dal 1999 propone trekking ed escursioni tra Calabria e Sicilia e, in particolare, dentro un Aspromonte ricco di sentieri da percorrere e di paesaggi da ammirare, al di là degli stereotipi e dei luoghi comuni. Il reggino Diego Festa (nella foto accanto)- socio fondatore dell’associazione – della montagna è innamorato: la sua missione è raccontarla e fare uscire – oltre le apparenze – la vera anima del nostro territorio.

Convinto sostenitore della tutela ambientale, socio di numerose associazioni ambientaliste e di tutela dei diritti umani, sei operatore del Cai, guida ambientale escursionistica e guida ufficiale del Parco Nazionale d’Aspromonte. Questa passione – che ti ha indirizzato verso un preciso stile di vita e che è poi diventata un lavoro – com’è nata?

"Ho avuto sempre questa sensibilità e questa attenzione nei confronti di ciò che mi circondava. A 20 mi sono iscritto a Greenpeace e quella è stata la mia prima associazione. Facevamo varie attività di sensibilizzazione ma, col passare del tempo, mi rendevo conto che io la natura la volevo vivere davvero. Ho iniziato a camminare. Ricordo la mia prima escursione – gennaio 1995 – ed è stato amore a prima vista. La montagna mi è entrata dentro e non ci siamo più lasciati".

L’associazione Misafumera opera nel territorio del Parco Nazionale d’Aspromonte e nelle aree protette di Calabria e Sicilia. Passo dopo passo fate scoprire, camminando, i tesori di questa terra, attraverso un turismo naturalistico, a minimo impatto ambientale e socioculturale. Come nasce questo progetto?

"Quella per la montagna era una passione talmente forte che, col passare degli anni, ho provato a farla diventare una professione. Timidamente ho iniziato questo percorso: ci ho creduto – lasciando anche altri lavori che magari erano un po’ più sicuri – e mi sono lanciato. Dal 1999 portiamo avanti questo progetto che ci rende orgogliosi. Sono contento di averci creduto. Insieme a me ci sono altri soci altrettanto appassionati. Siamo tutte guide ambientali del Parco Nazionale d’Aspromonte".

"Camminare seguendo il proprio passo, osservare e ascoltare la natura nei suoi ritmi lenti e incessanti, viaggiare a piedi alla scoperta dei luoghi selvaggi e delle realtà dimenticate del Meridione d’Italia": questa è la vostra proposta. Quasi una missione, tesa a valorizzare l’enorme patrimonio che abbiamo. Quali sono le difficoltà?

"Le difficoltà appartengono soprattutto alla nostra provincia che, rispetto alle altre provincie della Calabria è un po’ meno organizzata. Anche chi fornisce i servizi – per esempio nella Sila e nel Pollino – ha una mentalità un po’ più formata per accogliere il turista e per proporre delle esperienze. Nel Reggino, invece, sia in montagna che in città, c’è una situazione abbastanza problematica di gestione del territorio ed è chiaro che il turismo ne risenta"

Chi sono i vostri interlocutori?

"Spesso ci contattano le associazioni. Siamo in contatto con tour operator italiani ed esteri. Abbiamo lavorato molto con i tedeschi e adesso abbiamo molte richieste dai francesi. L’età è medio-alta, anche se gli stranieri sono più giovani. Prima coprivamo più fasce di reddito: veniva il turista "borghese" ma anche l’operaio. Adesso per via della crisi la vacanza è quasi un lusso e di conseguenza parte e và in vacanza chi se lo può permettere"

Ci sono luoghi in Calabria che, prima di essere esplorati, vanno soprattutto raccontati. Sentieri da percorrere e montagne da scalare in territori difficili, che chiedono a gran voce un riscatto e che, memori della loro storia, chiedono di essere riscoperti. Esplorare, dunque, per conoscere la storia di un luogo. C’è interesse in questo senso?

"C’è ancora lo stereotipo di un certo tipo di Aspromonte, quello dei sequestri di persona e del santuario di Polsi come base dei summit di ‘ndrangheta. Ma c’è un Aspromonte alternativo, le cose sicuramente sono cambiate ed è maturata lentamente una sensibilità diversa. Però la realtà non si può negare o nascondere: è quella. La cosa positiva è che adesso è venuta a galla e non è più sconosciuta. Mi confronto con le persone e spiego loro quello che c’è, raccontando un territorio difficile. Gli faccio capire che qui, magari, c’è la base ma che i distaccamenti sono ovunque e non è più un problema legato solo al nostro territorio. Chi viene qua spesso è disinformato, distratto dai preconcetti e da una cronaca sempre negativa. Noi, nel nostro piccolo, ci sforziamo di trasmettere la positività del territorio, partendo sempre e comunque da una realtà che è dura da digerire ma purtroppo ancora presente"

C’è qualche luogo a cui sei particolarmente affezionato?

"Amo tutta la parte Jonica, che ha un affaccio molto suggestivo e il monte Misafumera, da cui abbiamo preso il nome, che è l’ultima montagna dell’Aspromonte. L’Aspromonte è un luogo bellissimo, con paesaggi differenziati in pochi chilometri e questo – per quanto riguarda il nostro territorio – è sicuramente un valore aggiunto"

Un territorio bellissimo, il nostro, ma forse – per molti – ancora sconosciuto.

"E’ sicuramente maturata una certa sensibilità e la gente ha più voglia, rispetto al passato, di sperimentare queste attività e di fare delle passeggiate. Purtroppo molti non conoscono il territorio in cui abitano, però – rispetto al passato – la situazione è sicuramente migliorata e l’escursionista non è più visto come un extra-terrestre"