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La Lunga Marcia “cambia” lo stradario italiano: 200 vie e piazze intitolate alle vittime delle mafie

Prende colore il nuovo mosaico della memoria. Centinaia di vie e piazze, in decine di città da nord a sud, portano da oggi i nomi delle vittime delle mafie. In tantissimi hanno aderito alla campagna "Strade e piazze antimafia" e hanno preso parte alla Lunga Marcia della Memoria promossa dall’associazione daSud. Organizzazioni, movimenti, artisti, giovani e semplici cittadini sono scesi in piazza, in contemporanea a mezzogiorno, e cartelli alla mano hanno riscritto la memoria del nostro Paese. Con un semplice gesto, i luoghi della vita urbana sono stati simbolicamente intitolati ai tanti cittadini e alle tante cittadine morti per aver detto no alla criminalità organizzata.

È stata un esplosione festosa di colori e di passione quella che ha invaso le nostre città, tanti blitz pacifici da Treviso a Palermo, da Pordenone a Reggio Calabria fino in Sardegna, e addirittura a Granada in Spagna. "E’ la dimostrazione che il Paese è vivo e non si rassegna – dice Danilo Chirico dell’associazione daSud – la gente onesta ha voglia di impegnarsi per cambiare. Ricordare le vittime delle mafie ha un significato profondo, vuol dire decidere da che parte stare, e in centinaia oggi lo hanno fatto da nord a sud senza differenze". Un mosaico della memoria che è on line, sul sito dell’associazione www.dasud.it, con centinaia di foto e una mappa delle intitolazioni in tutta la penisola.

Piccoli gesti, ma dall’impatto emotivo dirompente. Quasi uno choc per i bolognesi passeggiare nella centralissima via del Pratello, che diventa via Gianluca Congiusta, giovane commerciante ucciso a trent’anni a Siderno, in Calabria. Mentre a Torino il Palazzo di Città, cuore del capoluogo sabaudo, è stato dedicato a Peppino Impastato. Per non dimenticare, Roma dona un intero quartiere – il Pigneto – alla memoria della meglio gioventù del Paese. Ma anche luoghi centralissimi (Piazza Colonna, Piazza Montecitorio, via Delle Colonnelle, Piazza San Pantaleo) sono stati teatro delle "azioni" simboliche. A Milano l’autorevole via Solferino, sede del Corriere della Sera, diventa via Libero Grassi. Anche a Castel Volturno, il paese della strage e della rivolta dei migranti contro la camorra, sono spuntati i cartelli del Comitato Don Peppe Diana in omaggio al prete anticamorra. Mentre Firenze e Palermo hanno risposto all’appello con generosità.

Ma quella di oggi è stata una giornata vissuta intensamente in tante altre città. A Verbania, record di intitolazioni e di cuore con oltre venti strade dedicate agli eroi dell’antimafia, ma anche agli umili, che hanno perso la loro vita perché non si sono piegati a mafia, camorra, ndrangheta e sacra corona unita. È lo spirito che ha animato i volontari della Lunga Marcia da Modena a Siena e Pescara, da Pisa (insieme all’Anpi) a Treviso e Avellino. E ancora Arezzo (che ha ricordato il medico calabrese Luigi Ioculano, ucciso dalla ndrangheta), Lecce, Bari, (con una commossa targa al giovanissimo Michele Fazio, ucciso per errore nella città vecchia), Selargius (Cagliari), Nizza di Sicilia, fino a Granada in Spagna, con una sentita intitolazione al dirigente del Pci Giuseppe Valarioti, ucciso a Rosarno in Calabria nel 1980.

E proprio in Calabria la Lunga Marcia della Memoria ha visto una partecipazione straordinaria. A Riace, Canolo (è il paese con la sindaca più giovane d’Italia, 24 anni) e Bagnara, a San Lucido e Badolato, a Gioia Tauro (che ricorda il suo Ioculano) e in tanti altri centri si sono alzati i cartelli della memoria, per dire che quelle strade non appartengono alla ndrangheta. A Reggio, da dove è partita ieri la Lunga Marcia, si è mossa un’intera carovana. Quasi venti vie e piazze per ricordare i calabresi caduti. La centralissima via Vittorio Emanuele porta il nome del giudice Antonino Scopelliti (ucciso a pochi chilometri a Campo Calabro nel ’91) e la stazione Lido all’imprenditore Gennaro Musella. Ma i volontari di daSud hanno voluto ricordare anche Ilaria Alpi e Milan Hrovatin, "donando" il Lido Comunale. Un omaggio alla cronista e al suo reporter che sancisce il gemellaggio tra l’associazione e il riminese Premio Ilaria Alpi, di fronte ad una costa solcata dai traffici di rifiuti e di armi che portano fino alla Somalia. E poi ancora un gesto antirazzista alla facoltà di architettura, con il viale dell’Università Mediterranea a portare il nome del nigeriano Peter Iwule Onedyeke, studente dell’ateneo ucciso nel capoluogo dello Stretto negli anni ’90, ucciso senza un motivo perché la sua vita non valeva nulla agli occhi della ‘ndrangheta. La facoltà di Giurisprudenza è stata intitolata a Raffaella Scordo, insegnante di Ardore morta durante un tentativo di sequestro durante la stagione dell’Anonima Aspromonte. Mentre l’aeroporto Tito Minniti è diventato aeroporto Vittime della strage di Gioia Tauro, quasi una provocazione per recuperare la memoria di una tragedia, quella del 22 luglio del 1970, ormai caduta nel dimenticatoio, sei morti più i Cinque anarchici del Sud raccontati dallo scrittore Fabio Cuzzola.

La lista è lunga: la via Roma diventa via Rocco Gatto, la via Pineta Zerbi è dedicata a Massimiliano Carbone, via Demetrio Tripepi diventa via Lollò Cartisano, via Gabriele D’Annunzio diventa via Totò Speranza, via Luigi De Blasio diventa via Antonino Polifroni, via Pietro De Nava diventa via Giuseppe Tizian, viale Messina diventa viale Giuseppe Valarioti, via Tommaso Campanella diventa via Cecè Grasso, via Cattolica dei Greci diventa via Luigi Ioculano, via Caprera diventa via Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte.