Un professore-poeta con il vizio dell’ironia
Reggio Calabria – Una raccolta di componimenti satirici che, sul modello dell’Antologia di Spoon River di Edgard Lee Masters, racconta la vita e, soprattutto, la morte niente affatto gloriosa di uomini e donne gravitanti attorno al pianeta ‘ndrangheta. E’ questo l’Antologia ru cimiteru i Cundera di Dario Nunnari, trentaquattrenne professore (precario) reggino, che nel tempo libero, e solo sotto ispirazione, compone poesie e poemetti in dialetto calabrese finora rigorosamente tenuti nel cassetto. Originario e orgogliosamente residente a Mortara di Pellaro, nella zona sud della città, dopo il liceo classico "Tommaso Campanella" Nunnari ha proseguito gli studi all’Università di Messina, presso la facoltà di Lettere Classiche, e oggi insegna al liceo La Cava di Bovalino, oltre a collaborare con il comitato territoriale Arci Reggio Calabria, organizzando da due anni i "Campi della Legalità".
La prima domanda è d’obbligo: com’è nata l’idea dell’Antologia?
"Direi per caso. Qualche tempo fa avevo discusso con un’amica giornalista della possibilità, e dell’utilità, di un’operazione di demitizzazione, attraverso la risata, dell’immaginario ‘ndranghetsita. Un giorno ero a casa e mi è passata tra le mani l’Antologia di Spoon River, ho guardato la copertina e ho ricordato una lapide simile nel cimitero di Reggio che vedevo spesso. Quindi automaticamente è nata l’associazione Spoon River/cimitero di Condera, con personaggi reggini ovviamente".
I personaggi che descrivi si muovono in un contesto criminale ma non rispondono al consueto immaginario ‘ndranghetista: sono imbranati, sfortunati, ridicoli.
"Hanno difetti, debolezze, incertezze e insicurezze comuni a tutti, è lo stesso campionario proprio del resto dell’umanità. Sono perfettamente umani".
Risulta difficile, data l’originalità dell’opera, associarla o identificarla con un determinato genere. C’è un autore, magari calabrese, nel quale ti ritrovi particolarmente?
"Nel momento in cui scrivo non è facile catalogarle (le poesie, ndr), poi dall’esterno, e a lavoro ultimato, penso che si tratti di sonetti satirici. Per quanto riguarda le suggestioni credo si parta dalle pasquinate latine per arrivare a Nicola Giunta, da La Cava stesso ad alcuni bozzetti di Calvino. Non riconosco solo un autore, le suggestioni sono tante. Ci sono molti elementi che mi vengono in mente dopo, non nel momento in cui scrivo. Poi, rileggendomi come se fosse l’opera di un’altra persona, emerge un’analogia con qualcosa letto in precedenza".
Sia l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters che l’album di Fabrizio De Andrè "Non all’amore non al denaro né al cielo", trasmettono una malinconia profonda e affascinante. Tu invece punti sulla risata. In che modo ti hanno ispirato le due opere?
"Ho sempre provato, partendo da un modello, a trasferirlo al mio contesto. Per esempio, ho dedicato a Berlusconi un poemetto ispirato all’Orlando furioso, mantenendo un tono molto ironico. Oppure un’altra opera sul modello della Divina Commedia, ma molto più breve ovviamente. In quanto all’ironia, sarà un atteggiamento superficiale, moralistico o una qualche forma di autogiustificazione, ma non riesco a guardare che in questo modo, mi viene naturale. Forse è un limite".
Hai scelto di creare dei tipi e non di fare riferimento a soggetti precisi e identificabili, ma anche senza far nomi, ci sono state delle storie che ti hanno colpito particolarmente ed ispirato?
"Mi hanno aiutato tanto i campi della legalità e alcune storie ascoltate dagli esperti che ci sono venuti a trovare: io comunque ho poca memoria e non ricordo tutti i riferimenti precisi, ma ci sono molti articoli letti chissà quando e sepolti, che poi vengono in mente quando cominci a scrivere. Questo processo creativo mi diverte moltissimo perché un po’ lo prevedo, un po’ lo assecondo. Ho lunghi periodi nei quali non ho niente da dire, però sento che cresce qualcosa dentro e a un certo punto viene fuori tutto in una volta in un periodo più o meno breve. Per esempio le prime cinque poesie dell’Antologia le ho scritte in poche ore, poi ne ho aggiunte altre nei giorni successivi".
Cosa puoi dire in più sul testo dell’Antologia, magari rispetto ad alcuni richiami particolari contenuti nel testo.
"Le simmetrie interne nascono quasi per caso. Ad esempio, solo dopo aver scritto "U surici orbu", mi sono accorto di quanto fosse incentrato sugli animali: ci sono u surici orbu, u rapinu (il falco), e a jaddhina (la gallina). Potrebbe sembrare una scelta, un qualcosa di costruito per descrivere un latitante che voleva volare come un rapinu, ma fa la fine misera della gallina cui tirano il collo. Oppure U iocaturi: la polizia che è pronta a "bussargli" sembra richiamare una mossa tipica del tressette, u bussu. Questo mi fa pensare, quando leggo le analisi del testo dei libri scolastici o di critica, a quanto effettivamente le stesse dinamiche siano capitate ad altri autori e che poi sono i critici a ritrovare le simmetrie e le architetture più strane. Ci può anche essere chi le costruisce appositamente ma forse il meccanismo artistico non è cosi artificioso".
Vediamo da vicino alcuni personaggi: in "don Mimì" delinei il profilo di un boss omosessuale, costretto a nascondersi e infine rassegnato al fatto che "l’amuri è sciarriatu cull’onori". È un’immagine particolare, davvero poco comune. Come l’hai elaborata?
"La suggestione diretta è venuta leggendo "La ‘Ndrangheta davanti all’altare" e poi confrontandomi con una amica e autrice del libro sulla difficoltà, all’interno del contesto ‘ndranghetista, di esprimere questi sentimenti".
Cosa direbbe "l’assessuri" se vedesse Reggio commissariata e sommersa dai rifiuti?
"L’assessuri probabilmente avrebbe contribuito al dissesto, morale, culturale e ambientale di Reggio, e oggi continuerebbe a difendere l’operato della sua giunta, della sua fazione politica".
I personaggi che descrivi sono come i riggitani cui si rivolge l’assessore, "servi e mai patruni"?
"Io i tipi ‘ndranghetisti li vedo come aspiranti padroni, con un’ambizione sfrenata di diventare padroni e di avere dei servi. La caricatura nasce da questo, dalla loro ambizione delusa che li porta a cercare il loro posto a discapito degli altri in modo cinico e prevaricatore. Un atteggiamento che spesso viene beffato dalla sorte come succede al Bumbularu o al compagno di Bastianu che si era dimenticato il freno a mano e resta schiacciato".
L’Antologia è completa o pensi che si aggiungeranno nuovi personaggi a quelli già esistenti?
"Di materia ce ne sarebbe tanta, quindi potrebbe esserci un volume II".